Articoli e recensioni

Opere in mostra alla I° Biennale
Giornale di Sicilia - 3 luglio 2015
Gazzetta del sud - 3 gennaio 2005
Giuseppe Prinzi con la sua opera "La Dea della luce" insieme al Mecenate Antonio Presti, al Rito della luce 2017


Tavellina con "Volti metafisici" di Giuseppe Prinzi - Associazione culturale "Il cielo d'Italia" - Padiglione Italia Expo 2015- Milano, successivamente in mostra permanente a Teramo


                        FLS Press


Giuseppe Prinzi e la Tradizione artisticoalchimistica di S. Stefano di Camastra.


Classe 1962, Giuseppe Prinzi è uno dei più brillanti figli della piena maturità artistica del Maestro Ciro Michele Esposito, ovvero di colui che ha portato l'Arte e la Ceramica stefanesi all'attenzione delle platee internazionali a partire dagl'anni '50. Le espressioni estetiche e stilistiche affondano perciò le loro radici nei grandi Maestri di Faenza, Domenico Rambelli ed Anselmo Bucci, e l'ispirazione filosofica in Gaetano Ballardini e, soprattutto, Maurizio Korach (che ne è anche il Maestro "tecnico"). L'opera scultorea di Giuseppe Prinzi - e basta un semplice affiancamento visivo - ne è non solo testimonianza palese, ma anche concrezione di una maturità ed autonomia artistica pienamente raggiunte. Estetica e Stile 


di Esposito, Rambelli e Bucci trovano estrinsecazione in una sintesi personalissima, che conserva gl'archetipi alchimistico junghiani eredità di Korach - si vedano il bellissimo "Totem" ma anche "Malinconia", "Afrodite", "Maternità" - per volgersi poi alla Metafisica del Soggetto e della soggettività, che il modo più proprio in cui è possibile definire l'Arte di Giuseppe Prinzi. La ricerca del "Volto" e della sua espressione e, della concrezione in questa degl'archetipi. L'evidenza è data da "Adamo ed Eva" e quella fatta dall'artista di S. Stefano di Camastra ne è forse la rappresentazione artistica più veritiera: Adamo "vede" attraverso, o meglio, tramite Eva. E' la tipologia psichica ed archetipica dell'amore 


immaturo, alter ego della dissolvenza di uno dei soggetti nell'altro, immaturo anch'esso, che ne impedisce il conseguimento della piena maturità psichica personale, ovvero la cacciata dal "paradiso". Agli antipodi c'è invece una scultura, "Malinconia" e qui, come già in quella di Duerer, Giuseppe Prinzi riesce a trasmettere quello che Sartre a proposito del primo aveva definito "senso metafisico della finitudine", rovescio della medaglia della piena maturità psichica ed inscindibilmente ad essa legato. La negazione tramite violenza esterna dell'espressione fisica della piena maturità psichica, ovvero della propria bellezza fisica è raffigurata invece mirabilmente nella "Medusa", opera 


tecnicamente di grande pregio. Ma, tramite Korach, Jung insegna che gl'archetipi fanno parte di un collettivo, sono comuni e così spesso i volti di Prinzi sono contemporaneamente più d'uno si vedano i bellissimi "L'Occhio", "Trinità", ma anche gl'oli su tela "Incubo" e "Rinascimento Siciliano". Insomma, una compiutezza artistica che oggi in piena maturità si ripropone, come già per Rambelli, Bucci ed Esposito ad un pubblico anche internazionale.

Francesco  Latteri Scholten 

7 settembre 2015


Giuseppe Prinzi - Coperte di colore, emergendo dal fango, ci vengono incontro creature nuove - Di Paolo Giansiracusa 




Teste  e  volti,  maschere  e  visi,  facce  e  smorfie…ci  appaiono  in  una interminabile  galleria  di  ritratti.  Ritratti  dell’anima,  emersi  da profondità  imperscrutabili  dove  ogni  creatura  emerge  per  un  desiderio creativo  che  l’artista  esprime  con  passione.  Giuseppe  Prinzi  scava nell’intimo  del  suo  essere  per  cercare  le  creature  che  abitano  negli  spazi della  sua  esistenza,  nelle  pieghe  dei  suoi  desideri.  






Egli,  con  un  esercizio instancabile  portato  avanti  da  oltre  quarant’anni,  trova  nel  suo  abisso interiore  creature  surreali,  presenze  vive  che  emergono  da  un  mondo altro  rispetto  a  quello  della  quotidianità,  da  un  luogo  impenetrabile dove  ciò  che  sgorga  giunge  alla  nostra  visione  come  la  luce,  come l’onda  del  mare,  come  il  flusso  incontenibile  dell’aria  mossa  dal  vento.   




Prinzi  è  un  grande  osservatore,  egli  guarda  con  attenzione  ogni creatura,  ne  coglie  le  particolarità,  l’espressione,  e  poi  la  conduce  nel luogo  delle  metamorfosi  dove  ogni  cosa  diventa  altro,  dove  ogni  volto assume  nuove  sembianze  e  si  carica  di  nuovi  valori. 




 L’Artista  stesso all’inizio  non  sa  come  si  svilupperà  il  suo  percorso  creativo;  egli  si affida  senza  remore  all’energia  che  governa  la  sua  intelligenza,  il  suo estro.  Non  si  pone  problemi  di  natura  rappresentativa  o  narrativa,  niente è  prefissato,  tutto  è  in  divenire.  





Anche  i  colori  non  rispettano  le  fonti cromatiche  di  partenza.  Dov’era  il  blu  ora  c’è  l’arancio,  dov’era  il  rosso ora  c’è  il  verde.  Ciò  perché  la  fantasia  dell’essere  non  si  lascia  bloccare, condizionare,  da  ciò  che ha  visto, ma  si  abbandona, facendosi  spingere dalla  volontà  dell’anima. 






 Le  tecniche  adottate  ci  dicono  tutto  del processo  costruttivo  delle  figure  e  dei  luoghi.  L’Artista  non  ha ripensamenti,  non  concepisce  e  non  accetta  le  rimasticature  di  colore, non  torna  mai  sullo  stesso  segno  inciso  o  sullo  stesso  piano  modellato.





 Ogni  azione  creativa  è  per  sempre,  come  per  Picasso  e  per  i  cubisti  di cui  Giuseppe  Prinzi  è  acuto  osservatore.    D’altra  parte  l’esercizio creativo  della  ceramica,  ambito  artistico  che  Prinzi  pratica  con passione,  impone  l’immediatezza  esecutiva  e  non  ammette ripensamenti  di sorta.   Mettere  e  togliere,  costruire  e  cancellare,  stendere  il  colore  e  poi accenderlo  di  luce…  tutto  avviene  nella  mente,  tutto  accade  in  un continuo  pensare  e  ripensare  dentro  l’essere.






  
La  mente  elabora  ogni cosa  prima  che la  materia diventi  sostanza manifesta  del  pensiero.     Dopo  giorni,  a  volte  settimane,  dopo  il  tempo  della  maturazione interiore,  quando  sembra  che  tutto  riposi,  ecco  sorgere  le  presenze  tanto attese.  







Ciò  che  è  stato  assorbito  nel  tempo  della  quotidianità  adesso nasce, con  energia  prorompente,  per  diventare espressione  universale.   L’artista  diventa  strumento  del  magma  incontenibile  che  la  sua anima  partorisce.  Volti  imprevedibili  guardano  fuori  dallo  spazio iconico,  altri  si  guardano  tra  loro,  altri  ancora  guardano  il  loro costruttore,  il  maestro  del  segno  e  del  colore  che  dà  loro  sostanza,  che stabilisce  la  loro  consistenza,  che  dà  spazio  alla  loro  presenza  tra  gli uomini.   






Giuseppe  Prinzi  dipinge  e  modella  da  sempre  senza  subire condizionamenti  esterni,  senza  lasciarsi  soggezionare  dagli  ismi,  dalle tendenze.  Dipinge  e  scolpisce  per  un  proprio  sentire,  mettendo  in  atto un  linguaggio  personale,  uno  stile  tutto  proprio  che  può  essere inquadrato  come  la  sua  cifra  stilistica.  La  materia  cromatica  è consistente,  ben  strutturata  come  fosse  argilla,  fango  da  cui  emerge  la vita.  I  suoi  colori  pastosi  generano  volti  dalla  solidità  scultorea,  sguardi che  sembrano scolpiti  nella  pietra,  nel  marmo.  Il  suo  è  un  fare  scultoreo, un  procedere  creativo  che  mette  insieme  colore  e modellato.  






Tutto  nella sua  energia  creativa  si  impasta  e  poi  prende  volume  staccandosi  dal piano  come  per  assorbire  vita  ed  energia.  Nelle  sue  opere  si esprime  la stessa  forza  che accompagna  tutto  ciò  che emerge  dagli  abissi.  Ciò  che proviene  dal  suo  ingegno  artistico  è  come  una  nascita  dalla  materia primordiale,  un  germoglio  plastico,  misurabile,  concreto.  Parimenti quando  scolpisce  o  modella  la  creta  pensa  già  alla  penetrazione  della luce,  all’invasione  vitale  del  colore.   La  mostra  in  atto  documenta  ciò  che  l’Artista  ha  creato  in  oltre quaranta  anni  di  attività  nel  campo  della  ceramica  e  della  scultura,  della pittura  e  del  disegno,  senza  mai  fermarsi.  






Le  sue  opere,  tutte, appartengono  ad  un  unico  flusso  creativo,  mai  interrotto,  sempre  vivo e  determinato.   Al  grido  lacerante  di  certe  presenze  si  alternano  sguardi compassionevoli,  al  gesto  incisivo  di  uomini  del  tempo  presente  si accompagnano  immagini  soavi  di  un’età  lontana. 





 E’  un  alternarsi  tra  il bene  e  il  male,  tra  il  presente  e  il  passato.  Tutto  emerge  come  dal  fango della  creazione,  col  colore  ancestrale,  con  la  luce  che  annunzia l’arrivo di  creature  nuove. 






        Paolo  Giansiracusa  –  Storico  dell’Arte


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